Il Morrone della Majella, una montagna, tante montagne.

Le Mucchia di Pacentro, Cima della Croce e il monte Morrone. Tante cime per una montagna sola.
Da Roccacaramanico un grande anello per toccare una serie di vette e altopiani di questa massiccia dorsale. Sempre dominati dal profilo incombente della Majella, le sue rave e la grande muraglia che sembra non avere mai fine.


Siamo di nuovo diretti alla Montagna del Morrone, questa volta per un giro anulare da Roccacaramanico con l’obiettivo di conoscere meglio gli altopiani sommitali che si dipanano attorno alla massima elevazione e perché no, collezionare nell’occasione qualche nuova cima. Meteorologicamente parlando la giornata promette molto bene in questo inverno più che altro primaverile ed è quasi caldo quanto imbocchiamo la sterrata che subito diviene sentiero dirigendosi a sud della piccola chiesa subito fuori dal borgo: siamo sul sentiero Q6 che con un lungo tratto in piano conduce all’imbocco della Rava dell’Inferno, toponimo forse un pò troppo minaccioso salvo che per la salita piuttosto sostenuta che fa guadagnare diverse centinaia di metri di quota nello spazio di un breve percorso. Giunti all’intersezione con il sentiero che collega al Passo S. Leonardo ci si immette nel fondo del vallone e si sale all’interno del bosco lungo una serie di numerose svolte con la visuale che ogni tanto si apre verso l’imponente dorsale del Pescofalcone e del Monte Amaro che farà da sfondo ai panorami per buona parte dell’escursione. Dopo breve ma intensa salita ci si trova in un’ampia radura dove si intercetta il sentiero Q3 che si prende in direzione del Rifugio Capoposto; procedendo in piano si esce definitivamente dal bosco e ci si addentra nel vasto avvallamento che ospita il rifugio in una bella e panoramica posizione, in particolare verso il Monte Amaro che si può contemplare stando seduti alle panche antistanti il rifugio rinnovato. Il sentiero, sempre evidente, si dirige verso la base del Monte Le Mucchia e poi si inoltra in leggera salita nel vallone compreso tra quest’ultimo ed il crinale della Mucchia di Pacentro; giunti a metà circa del vallone si lascia il sentiero (una traccia evidente si stacca sulla destra e sembra costeggiare la montagna) e si punta direttamente verso l’alto aggirando un paio di brecciai. Con salita diretta si raggiunge la sommità vasta e piatta del Monte Le Mucchia guadagnando così un punto in posizione molto panoramica che manca di poco la fatidica asticella dei duemila metri. L’escursione procede in direzione del Monte Morrone al quale ci si può avvicinare percorrendo per intero la dorsale a nord-ovest del Monte Le Mucchia oppure portandosi sul crinale parallelo della Mucchia di Pacentro per andare a coglierne la massima elevazione. Così il nostro manipolo si è diviso: con Giacomo e Stefano alla ricerca di un altro duemila, Mucchia di Pacentro appunto, ed il sottoscritto a percorrere la sequenza di alture prative dove sono disseminate grandi rocce di ogni forma e dimensione una delle quali denominata le “cento lire” che si distingue sulla linea di cresta per la sua forma caratteristica di grande disco posto in posizione verticale. Discesi dalle due dorsali parallele del Monte Le Mucchia o di Mucchia di Pacentro si rientra sul sentiero Q3 al punto di intersezione con quello “S” in corrispondenza di una palina segnaletica che indica tra le altre la salita alla cima del Monte Morrone, massima elevazione di questa escursione. Dopo una sosta in vetta per ammirare il panorama si prosegue in lieve discesa portandosi in una vasta depressione dove il sentiero Q3 diviene traccia appena accennata e indicata da segnavia sul terreno che, descrivendo un’ampia ansa in direzione ovest, riporta sulla linea di dorsale dove si intercetta la molto poco accennata Cima della Croce affacciata verso la piana di Sulmona. Questa è l’ultima quota della passeggiata, in posizione interessante con una bella prospettiva che si spinge a nord sulla lunga e frastagliata dorsale fino al Monte Rotondo; lungo la cresta affilata non molto distante si vedono bene la croce e le statue della Cima di Pratola (Le Croci). Tornati sui propri passi fino alla piana sotto al Monte Morrone si intercetta la traccia del sentiero “S” e si inizia a scendere ripidamente fino allo Iaccio della Madonna e l’omonimo rifugio aperto ed in ottimo stato; segue un lungo tratto con aerei traversi in quota che tagliano pendii scoscesi offrendo grandi panorami sulla Valle dell’Orta per poi immettersi nella Rava del Confine dove il sentiero torna ad essere particolarmente ripido, costeggiando lungo quasi tutta la discesa l’area interessata da una imponente slavina che ha raso al suolo una vasta area di bosco. Al termine della discesa si giunge alla sterrata (Q7) che in un paio di chilometri in piano conduce al punto di partenza.